Scegliere

Siamo figli di un’assurda combinazione di eventi.

Questa frase è mia. In realtà non sono certo di essere stato il primo a pronunciarla o a scriverla. Soprattutto non sono certo di averla generata a partire da un mio ragionamento oppure se sia stato influenzato da qualcosa che ho letto o da qualche film che ho visto.

Averla isolata e visualizzata mi ha permesso di dare un significato diverso alla vita e mi dà la convinzione che questa frase sia totalmente mia.

Non ricordo con precisione la genesi di questo pensiero, lo riconduco però ad un fatto del mio passato. Da bambino mio nonno mi aveva raccontato una storia di quando era soldato ed era stato assegnato ad una missione durante la seconda guerra mondiale. Avrebbe dovuto partecipare ad una spedizione navale ma lui, che non era un uomo di mare, aveva fatto il diavolo a quattro per non salpare e, scomodando qualche superiore che gli doveva un favore, era riuscito a farsi riassegnare all’ultimo momento ad un’altra missione.

Mi raccontò mio nonno che quella nave, poco dopo essere salpata dal porto, fu affondata dai nemici che erano riusciti ad intercettare il convoglio (scoprii più avanti il fatto storico a cui faceva riferimento quel racconto, qua il link).

Da piccolo percepii quella storia come un’incredibile avventura, come tante altre che mi raccontava mio nonno riguardanti la guerra, ma in un momento indefinito nella mia vita, ripensando a quella storia, mi si accese una lampadina: se mio nonno non fosse riuscito a farsi riassegnare ad un’altra missione sarebbe morto affondando insieme a quella nave, non sarebbero nati i suoi altri quattro figli, compreso mio padre, ed io non sarei mai esistito.

Questo pensiero mi ha sempre affascinato e turbato allo stesso tempo. Vedere come una decisione presa così in fretta e di getto possa avere determinato il suo futuro e quella che per me è la vita.

Così come quando mio padre mi ha raccontato che quella domenica pomeriggio lui non sarebbe dovuto andare a ballare, ma per qualche motivo era capitato in quella discoteca (sì una volta si andava a ballare di giorno). Annoiato e solo aveva visto una bellissima ragazza dai lunghi capelli neri e ricci che ogni tanto gli lanciava un fuggevole sguardo.

Immagino che avrà pensato: “Starà guardando me? Perché no? Perché non dovrei chiederle se vuole ballare”.

Chissà, se il destino l’avesse voluto magari i miei genitori si sarebbero incontrati in un’altra circostanza, ma è stato un puro caso se quel pomeriggio mio padre e mia madre si trovassero entrambi lì e se lui, tra tante ragazze, scelse di invitare a ballare proprio lei.

Gli sarebbe bastato scegliere di andare a fare un giro in moto con un suo amico quel pomeriggio, o anche solo soffermarsi a parlare con qualcuno che avrebbe incontrato in quella discoteca oppure ancora incrociare lo sguardo di un’altra ragazza ed io non sarei mai esistito (per lo meno con queste sembianze).

A volte penso a tutte queste variabilità e per gioco provo ad iterarle nello spazio e nel tempo. Quante scelte ha fatto mio padre che hanno modellato il suo futuro? Quante ne ha fatte mia madre, oppure i miei nonni prima di loro e risalendo nel tempo, in modo esponenziale, tutti i miei antenati all’infinito?

Quante guerre, migrazioni, amori, carestie hanno dovuto affrontare? Basterebbe soltanto togliere un ramo di questo albero ed io non sarei qui.

Diventa lampante come siamo figli di un’assurda combinazione di eventi.

Statisticamente non penso sia possibile calcolare un valore deterministico ma reputo altamente più probabile vincere al Superenalotto una volta all’anno per tutta la vita piuttosto che esistere in questo momento e con queste sembianze.

Tra tutti questi eventi ce ne sono alcuni che non possiamo controllare, le cosiddette fatalità, mentre altri che invece dipendono da noi, dalle nostre scelte.

Anche se certe fatalità possono comunque essere ricondotte ad una scelta, fatta da noi o da persone che in qualche modo incrociano il nostro cammino, vorrei porre l’attenzione sul potere che abbiamo tramite la facoltà di scegliere di plasmare il nostro futuro.

Appartengo a quella categorie di persone che generalmente, in ambito scolastico, viene appellata come fortunata. Tante volte ho sentito questa frase: “eh ma tu sei fortunato, avevi già chiaro fin da piccolo che cosa ti piaceva fare e che percorso di studi avresti fatto”.

Per quanto, fortunatamente, io sia stato messo davanti ad un computer all’età di 3 anni e questo mi abbia fornito una forte predisposizione al ragionamento logico e alla matematica, non era così scontato che io intraprendessi questo percorso di studi e che scegliessi una carriera da ingegnere informatico.

Ricordo che in terza media la mia professoressa di matematica rimase stupita quando le dissi che avrei proseguito gli studi con l’istituto tecnico informatico piuttosto che con il liceo scientifico. Matematica ed informatica mi piacevano allo stesso modo e volevo tenere aperte per il futuro entrambe le strade, coltivando sia una sia l’altra disciplina.

Al momento della scelta dell’università avevo messo sul piatto entrambe le mie passioni ma ero consapevole che in quel momento avrei potuto prendere una sola strada. Probabilmente se avessi scelto di studiare matematica avrei avuto ancora la possibilità di diventare uno sviluppatore, ma nella testa di un ragazzo di 19 anni in quel momento stai definendo il tuo futuro ed ogni facoltà ti proietta verso una possibile carriera, escludendo l’altra.

La mia scelta (come spesso è accaduto nella mia vita) fu basata su un ragionamento logico e sulla conoscenza a mia disposizione in quel momento: “se studio ingegneria informatica potrò avere maggiori opportunità di lavoro”.

Non saprò mai come sarebbe stato se avessi scelto di studiare matematica e che opportunità lavorative avrei avuto (che magari in quel momento ignoravo). Soprattutto non potrò mai sapere se la mia vita sarebbe stata meglio o peggio.

Sicuramente sarebbe stata diversa, magari mi sarei dovuto trasferire in un’altra città, avrei stretto nuove amicizie e avrei potuto viaggiare e fare più esperienze all’estero. Non potrò mai saperlo.

Fortunatamente non sono tanti i momenti nella vita in cui bisogna prendere delle scelte così importanti e non ricordo neanche quanto sia durato quel periodo in cui dovevo decidere che cosa fare da grande.

Ho sempre pensato che la vita segua per alcuni periodi (più o meno lunghi) dei binari abbastanza definiti e che invece ci siano dei momenti in cui bisogna prendere una direzione. In quei momenti il futuro è nebuloso, indefinito. C’è una grandissima variabilità e siamo in attesa di quell’evento che rimetta la nostra vita su un preciso binario.

Scegliere. Siamo figli di un'assurda combinazione di eventi.

D’altronde vivere significa scegliere e scegliere significa vivere, c’è una sorta di legame indissolubile tra le due cose.

Tante volte quando sono su un treno mi capita di guardare dal finestrino e davanti ad un bivio provo ad immaginare dove mi avrebbe portato quel binario che lentamente si stacca dal percorso che sto seguendo.

Avrei sempre voluto scoprire che cosa sarei diventato se mi fossi laureato in matematica, come sarebbe stata la mia vita. Provo a volte ad immaginarlo, ma risulta impossibile.

Scegliere significa vivere. Non si può vivere più vite, si può vivere una vita sola.

La cosa che trovo divertente in questo è che (in una situazione normale) abbiamo il potere di scegliere in qualsiasi momento della nostra vita. Anche quando stiamo percorrendo un binario definito potremmo decidere di trasferirci in un’altra città, iscriverci all’università di matematica o semplicemente cambiare lavoro.

Abbiamo il potere di cambiare vita quando vogliamo, senza aspettare che qualche fatalità decida per noi.

Quindi, riassumendo, a volte abbiamo il potere di scegliere e altre volte le cose accadono mentre viviamo.

Per esempio, una sera come tante di 10 anni fa, insieme ad altri amici, eravamo indecisi su dove andare a ballare e, per sondare un po’ il terreno, decisi di consultare Facebook.

Tra i vari commenti rispose un mio compagno di università che all’epoca suonava in una cover band, che tra l’altro seguivo e mi piaceva, invitandomi in uno dei due locali dove loro avrebbero suonato.

Quella sera non avevo voglia di sentire musica dal vivo, volevo semplicemente andare in discoteca con gli amici.

Leggendo il commento del mio compagno di università, appena prima di salire in macchina, ho deciso di scegliere l’altro locale (perdonami Matteo, non te l’ho mai detto, ma in qualche modo hai influenzato la mia vita, in modo positivo).

Magari la serata di quel gruppo musicale era stata decisa all’ultimo momento e magari il mio amico avrebbe potuto non notare o non rispondere al mio post su Facebook.

In un modo o nell’altro questa fatalità mi ha portato nell’altro locale. Appena arrivati incontro delle ragazze che conoscevo, le quali mi presentano una loro amica. Dopo qualche peripezia tipica da serata universitaria mi ritrovo seduto sui divanetti del locale a parlare con questa ragazza. Non si può dire che fossi molto bravo a prendere l’iniziativa e dopo un po’ di tempo passato a mostrarci le foto dei nostri gatti ero riuscito ad ottenere il suo numero di telefono. Poco male pensavo.

La mattina dopo ricevo un messaggio inaspettato ed una proposta: “Buongiorno” e dopo un rapido scambio di battute, Giulia, mi invita ad uscire con lei ed i suoi amici quella sera.

Come capitato a mio padre circa 30 anni prima durante quel suo incontro in discoteca (anche se lui era stato più bravo a prendere l’iniziativa), ho pensato: “Perché no? Perché non dovrei andare?”.

Ero ancora nel letto, un po’ assonnato e provato dalla serata precedente, in quel momento non mi sono accorto di trovarmi davanti ad un bivio che avrebbe messo la mia vita su un altro binario.

Oggi siamo insieme da più di 10 anni e, nonostante tutti gli eventi che si sono succeduti e le opportunità che entrambi abbiamo avuto nella nostra vita, abbiamo scelto più volte di continuare il nostro percorso insieme.

Più volte mi sono chiesto come sarebbe cambiata la mia vita, quanti e quali altri amori avrei potuto conoscere se quella sera avessi deciso di andare ad ascoltare il gruppo del mio amico.

Non potrò mai saperlo, si può vivere una vita sola.

Quello che ho capito è che ogni tanto abbiamo il potere di scegliere mentre alte volte dobbiamo semplicemente vivere e lasciare che le cose accadano.

Non c’è modo di fermare questa assurda combinazione di eventi. Semplicemente il fatto di esistere e di interferire con altre persone continua ad alimentare questo gioco infinito.

Mi rendo conto però che le scelte che ho fatto nella mia vita mi hanno permesso di portarla sul binario che volevo e, in qualche modo, sono riuscito a diventare quel tipo di persona che avrei voluto essere da bambino (o almeno così credo).

Scegliere, continuamente, ogni giorno, è una delle cose più difficili che caratterizza il nostro vivere.

Non sempre abbiamo il privilegio di poterlo fare ma quando abbiamo l’opportunità questo diventa per noi come un super potere che cambia la direzione del nostro destino e ci permette di continuare ad alimentare questa assurda combinazione di eventi che chiamiamo vita.

Toplus.

1 commento su “Scegliere

  1. ANGELA ZIELO Rispondi

    Credo nel destino Marco e credo nella nostra impotenza, credo che se quella sera tu avessi deciso di andare ad ascoltare la tua cover band probabilmente anche Giulia avrebbe avuto un inaspettato cambio di programma o l’avresti trovata ad un bar due giorni dopo, l’avresti aiutata a raccogliere i libri e oggi saresti con lei. . . .
    Si dice che il treno passa, che facciamo delle scelte . .. . sicuramente le facciamo (sliding doors) ma è anche bello lasciarsi trascinare . . .. .

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