“Good to great” è un libro scritto da Jim Collins.
Jim Collins è un professore universitario americano che, insieme al suo (folto) gruppo di ricerca, nel 1996 ha iniziato ad analizzare i dati di centinaia di aziende americane al fine di trovare, secondo dei parametri quantitativi, quelle che tra loro avevano effettuato il salto da good to great.
Il libro individua le caratteristiche comuni che queste compagnie (11 tra quelle presenti nel periodo analizzato, tra gli anni 60 e gli anni 90) manifestano ed evidenzia le differenze con le aziende competitor che, partendo da una situazione similare, non sono invece riuscite a compiere questo salto.
Queste caratteristiche comuni vengono individuate con criteri quantitativi e dimostrabili, così come tutta l’analisi effettuata nella ricerca, e vengono approfonditi nel dettaglio i processi operativi che hanno permesso alle aziende di differenziarsi.
Personalmente, seppure interessante e valido a livello di contenuti, ho trovato il libro un po’ pesante da leggere.
Questo è sicuramente dovuto al fatto che oltre ad evidenziare i concetti, l’autore cerca di valorizzare il lavoro di ricerca svolto che, a mio avviso, può risultare utile a livello didattico ma può diventare ridondante per chi non viene dal mondo accademico.
Inoltre, il fatto che l’analisi sia stata svolta su aziende del secolo scorso e nel periodo precedente ad internet rende un po’ difficile il parallelo con le aziende/startup emerse negli ultimi 20 anni.
L’autore, probabilmente per continuare a vendere il libro, dichiara che questi concetti sono validi sempre, dato che sono risultati di analisi quantitative.
Risulta però evidente che negli ultimi 15/20 anni ci siano state aziende che in un periodo molto breve sono riuscite a raggiungere e superare il valore di altre aziende molto più affermate dello stesso settore.
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Se volete leggere altre mie recensioni potete trovarle qua.